Riassunto delle puntate precedenti.
(parte I) Analizzando le crisi bancarie dell’ottocento si può verificare l’esistenza di un parallelo storico impressionante tra i meccanismi “crisi/risanamento” del sistema bancario italiano dell’800 e quelle attuali: la costante è il sacrificio programmato – ed a volte attuato con la guerra – dei cittadini e forse ancor di più del tessuto produttivo del paese, costantemente penalizzato a favore di grandi gruppi stranieri.
(parte II) E’ interessante notare come il fenomeno dei grandi flussi migratori sia strutturale al meccanismo di sopravvivenza del settore bancario: da una semplificazione dei fenomeni economici, risulta che è il credito bancario in sé che genera le crisi finanziarie, perché consente la circolazione di moneta superiore alle effettive risorse di un paese: e questo meccanismo appare legato all’entropia stessa di un sistema finanziario, assolutamente inevitabile.
(parte III) Dunque, il credito crea la crisi finanziaria, questa le guerre, quindi l’immigrazione e questo ciclo che lega il credito, le crisi finanziarie, la guerra ed immigrazione da allora si è ripetuto incessantemente fino ad oggi: tale ciclo soggiace all’ineluttabile spinta ordine – disordine presente nell’universo, e si alimenta in forza delle informazioni scambiate, che rappresentano il vero potere, che è quello di mantenerci in vita.
Ogni persona, organizzazione, società può diffondere informazioni, la cui entropia non raggiungerà mai il valore zero e sarà sempre in qualche modo apprezzabile: tutti quindi in qualche modo esercitano il potere, ma solo per alcuni l’efficienza delle informazioni scambiate fa la differenza del livello di entropia nel sistema. Ma tutti possiamo usare il potere dell’informazione e nessuno verrà mai azzerato, e qualche effetto questa ipotesi potrà anche averlo.
(parte IV) La costante lotta all’entropia del sistema si manifesta con la guerra, che ai tempi moderni si svolge in forme non convenzionali, ma che hanno in comune con il fenomeno classico della guerra la distruzione di risorse e lo sfruttamento della popolazione.
* * *
Ma come invertire questo ciclo perverso? Può lo Stato non pagare, a spese dei contribuenti, le crisi finanziarie e sovvertire il ciclo perverso di cui si è ipotizzata l’esistenza?
Parte V – c’è una soluzione?
Una delle soluzioni che in concreto si è fornita nel senso indicato di riequilibrare il sistema è stata quella di incidere sul primo elemento generatore del credito, la moneta, sostituendo la valuta corrente nel sistema con valute private a circolazione parallela. L’impiego di valute alternative è stato pensato e realizzato a servizio di comunità locali ed ispirate a criteri di solidarietà: la sterlina di Bristol e di tante altre monete locali inglesi (il LETS Local Exchange Trading System), il Sardex in Sardegna, il Wir sviluppato in Svizzera e Germania, le Ithaca Hours utilizzate nella cittadina di Ithaca negli Stati Uniti da cui hanno preso l’idea molti altri centri americani.
Ma anche ispirate a scopi ed intendimenti del tutto diversi, ed il caso delle cripovalute che prosperano sul web ed alimentano transazioni più varie, a livello planetario, ed anche non del tutto legali.
A ben vedere questa non è una soluzione, ma un effetto delle politiche di limitazione del credito: tanto più si manifesta scarsità di valuta ufficiale tanto più si sviluppano valute alternative, ma il problema dell’alimentazione del ciclo entropico resta invariato.
Altre soluzioni sono state pensate affidandosi al principio della resilienza e della crescita controllata, o la decrescita: si cerca di incidere sugli effetti a livello individuale del rapporto perverso credito / beni reali, ma nel senso inverso di quello che sarebbe necessario!
Infatti, il ciclo tradizionale tende al riequilibrio del sistema diminuendo il credito (con la guerra) ed aumentando la produzione di beni reali (con l’immigrazione, foriera di nuove e future risorse produttive), mentre i modelli resilienti fanno esattamente il contrario, cercano di diminuire le risorse prodotte a livello di sistema complessivo, limitando i bisogni a livello individuale o – meglio – riqualificando i bisogni.
Non è una soluzione, perché la diminuzione di risorse aumenta il rapporto credito/beni reali, aumentando il problema.
Esiste una soluzione, che sia diversa dal ciclo che tutti osserviamo e nel quale ci troviamo?
Proviamo ad entrare nel dettaglio di questo rapporto tra credito e beni reali.
Immaginiamo che in uno Stato (Fabilandia) ci siano 100 abitanti, un re, 10 ricchi notabili e 89 produttori del popolo:

Il re ed i ricchi non producono: produce solo il popolo dei produttori, che produce 10 beni per ogni abitante. La produzione annuale sarà quindi 89 x 10 = 890 beni.
Il re per comprare i prodotti nazionali mette in circolazione 1000 unità di conto della moneta locale, cosicché il rapporto tra moneta in circolazione e beni reali sarà 1000/890= 1,1.
La ricchezza nazionale viene divisa, tra tasse gabelle, regolamenti, leggi e rapporti di forza, con queste percentuali:

Quindi la ricchezza finanziaria sarà divisa tra la popolazione come segue:

Il che significa che il re guadagna 30, i ricchi 22 (sono 10) ed il popolo solo 8 a testa (750/89).
Però però però: la moneta in circolazione è pari a 1.000 ed i beni sono pari a 890 cosicché ci saranno 110 monete cui non corrisponde un bel niente.
A chi toccheranno queste monete fasulle? Non è un grosso problema, perché la moneta gira, gira gira, passa di mano tra tutta la popolazione, che non si accorgerà che se si dovesse fare i conti ci sarebbe almeno una persona (cioè 110 /89 =1,2) che alla resa dei conti non prenderebbe nulla. Si troverebbe con il cerino in mano, sarebbe uno sfigato. Poco male, alla fine è uno solo!
Visto che il problema non è rilevante, e comunque riguarda il popolo, il re ed i notabili decidono di aumentare la moneta in circolazione per poter avere maggiore ricchezza spendibile. Così il re mette in circolazione 2000 monete. Che succede, vediamo:

Attenzione! Ora gli “sfigati” sono dieci volte di più: ma l’economia tira e la moneta gira, cosicché non sono sempre gli stessi e soprattutto non lo sono stabilmente. Tutto dipende dalla velocità di circolazione della moneta.
Ma che succede se il meccanismo si intoppa? Se la moneta circola meno?
Succede che i dodici sfigati si troveranno ad esserlo stabilmente e non reggeranno più alla dinamica del sistema, significa – in un contesto reale – che strati sempre più grandi della popolazione soffrirà in modo stabile e non riuscirà ad inserirsi nel meccanismo virtuoso dell’economia moderna, perdendo il lavoro, soffrendo insieme alle loro famiglie la povertà, non riuscendo a restituire i prestiti contratti.
Oggi in Italia il volume dei crediti in sofferenza (NPL) si attesta intorno ai 350 miliardi di euro (fine 2016) ed è il volume più elevato in Europa: rappresentano il 17% degli impieghi del sistema bancario e probabilmente il 20% del PIL.
Ergo: la moneta non circola, e meno circola più si intoppa il sistema, perché la gente non riesce a restituire i prestiti contratti, cosicché si genera un circolo vizioso per cui la moneta è destinata a non circolare con adeguata velocità. Se consideriamo che uno dei massimi debitori del sistema è proprio lo Stato con la sua pubblica amministrazione, che non riesce a pagare i propri debiti, allora ci accorgiamo che il problema è serio e di grandi dimensioni.
* * *
La velocità di circolazione della moneta
Da bankpedia e wikipedia: Se la velocità di circolazione di 10 € al mese è 50, significa che in media 10 € sono scambiate 50 volte al mese generando un volume complessivo di transazioni pari a 500 €. Il concetto è stato introdotto nel 1911 da Irving Fisher (1867- 1947) che lo inserì nella sua equazione degli scambi MV=PY, la formalizzazione matematica più nota della teoria quantitativa della moneta. La misura della velocità di circolazione della moneta non è univoca, a causa della vaghezza dei concetti di “livello generale dei prezzi” e di “volume delle transazioni”. Comunemente si assumono il PIL come grandezza di PY e il valore di uno degli aggregati statistici M0 o M1, sebbene il PIL approssimi il valore aggiunto, non la somma del valore di tutti gli scambi.
Se, per esempio, in un’economia molto piccola, in cui ci sono solo 50 euro in tutto, un contadino (dotazione iniziale: 10 euro) e un meccanico (dotazione iniziale: 40 euro) acquistano, nel corso di un anno, merci e servizi l’uno dall’altro nelle tre seguenti transazioni:
il meccanico compra grano dal contadino per 40 euro;
il contadino spende 50 euro per far riparare il trattore dal meccanico;
il meccanico acquista un gatto dal contadino per 10 euro;
allora 100 euro hanno cambiato mano nel corso dell’anno, sebbene ci siano solamente 50 euro in questo piccolo sistema economico. Questo livello di 100 euro è possibile poiché ciascun euro è stato speso in media due volte nell’anno; ciò equivale a dire che la velocità della moneta è stata pari a 2/ anno.
Questo piccolo esempio ci fa capire che la velocità di circolazione della moneta dipende sostanzialmente da tre fattori, dal numero di transazioni, dal numero di soggetti che possono decidere sulle transazioni, dall’importo medio delle transazioni: 3 transazioni x 2 soggetti x 33 media scambi = 200 che diviso 100 equivale ad un fattore 2 di velocità di circolazione.
Tanto più aumenta la moneta in circolazione tanto più devono aumentare gli altri fattori per riequilibrare il sistema:

La tabella mostra che a fronte di un volume di moneta in circolazione che passi da 100 a 2000, per tenere in equilibrio il sistema i soggetti, gli scambi e la media di questi deve aumentare proporzionalmente: ma noi viviamo in un economia ed in una società globalizzata ed accentrata, dominata dallo strapotere di multinazionali e degli Stati Sovrani che hanno sì la possibilità di aumentare il volume medio di ogni transazione, ma che rendono difficile aumentare il numero di soggetti che possono decidere su di esse. Anzi, la globalizzazione fa esattamente il contrario, fa diminuire il numero dei soggetti che possono decidere.
Pensate alle grandi banche, ai grandi appalti pubblici, ai mega insediamenti industriali, alle grandi acquisizioni e guardate come i profitti dei soggetti attori di questo sistema siano più legati alla finanza che alla produzione di beni e servizi: che vuol dire? Vuol dire che in questo contesto aumenterà senz’altro il volume medio delle transazioni, ma diminuirà drasticamente il volume degli scambi e dei soggetti che possono determinarli, condannando l’esito dell’indice di circolazione della moneta alla ineluttabile diminuzione.
Faccio un esempio.
La Special Services, piccola società di servizi professionali, lavora per gli enti pubblici del servizio sanitario nazionale. Guadagna bene e può pagare i suoi dipendenti. Ma un bel momento i suoi principali committenti non pagano più puntualmente: si, alla fine pagano, ma dopo mesi e mesi.
Sergio, che è il titolare, aveva la possibilità di pagare i suoi dipendenti ogni mese, ma adesso dovrà farlo ogni due o tre: pagherà, ma solo quando i suoi committenti gli pagheranno le sue fatture.
Angela, Fabio e Wladimiro, i suoi dipendenti, avevano la possibilità di fare spese di casa ogni mese, ma adesso non potranno più farlo se non quando riceveranno i propri stipendi: anzi, dal momento che vedono il futuro incerto, posticiperanno le spese più importanti, ma non essenziali, anche di un anno, tipo l’acquisto dell’auto , del frigorifero, della casa ecc.
Gabriele, che è un imprenditore edile, visto che l’acquisto di case è diventato più raro, preferirà investire i suoi risparmi nella finanza, piuttosto che continuare a costruire case che non si vendono: si guadagna di più e con meno rischi!
Cosa è successo? Che le decisioni di spesa sono state rinviate e la moneta ha circolato meno.
Anzi, Wladimiro, che aveva contratto un prestito, non ha potuto più restituirlo e la banca gli ha pignorato la casa.
Lo Stato, visto che la moneta circola meno, corre ai ripari ed invita le grandi banche a fare qualcosa: ma queste sono in difficoltà perché come Wladimiro anche tanti altri non ce l’hanno fatta a rimborsare i prestiti contratti e qualche banca proprio fallisce.
Allora lo stato per evitare il collasso del sistema (e Gabriele è d’accordo!) salva il Monte Paschi, la Veneto Banca, la Banca Etruria e le altre piccoline, spedendo 60 miliardi di euro che in effetti non ha (vi ricordate? È proprio lo stato che non ha pagato le fatture di Sergio), immettendo più moneta in circolazione.
Risultato? Il risultato è che il numero di soggetti che possono decidere sugli scambi è diminuito, il volume medio delle transazioni ed il loro numero anch’essi diminuito, mentre la moneta in circolazione è addirittura aumentata: ergo la velocità di circolazione della moneta invece di crescere è assolutamente diminuita e diminuirà ancora.
Ed eccoci qui al 2017 con il quantitative easing, con i salvataggi bancari, con i tanti Wladimiro che non pagano più i prestiti e che generano gli NPL e con il numero degli sfigati che cresce in modo esponenziale. Dalla frutta al caffè. E poi il conto.
La gente si lamenta, poi si ribella, qualcuno vuole l’indipendenza della Catalogna o del Veneto: allora il “sistema banche” chiama a rapporto il sistema politico e chiede loro il sacrificio: ogni volta che andrete al potere, immediatamente dopo dovrete fare harakiri per immolarvi al popolo, che crederà che chi vi succederà potrà risolvere i suoi problemi. Tanto basta: irretito nel rito assurdo delle elezioni, dei commenti, delle tribune politiche da bar e nel calcio, il popolo non si accorgerà di nulla, nutrirà speranze e ci lascerà in pace. Ancora una cosa, se qualcuno vuole l’indipendenza, arrestatelo.
Di qui lo stupendo meccanismo per il quale non appena una coalizione politica vince, il giorno dopo si sfascia. E se la politica tarda a fare harakiri, ci penserà la magistratura. E non parliamo proprio di indipendenza della Catalogna, se no arrestateli tutti.
Questo è il quadro: la globalizzazione ha comportato prima ancora che ogni altra conseguenza, la diminuzione del numero di persone che possono decidere sulle transazioni, determinando un rallentamento della velocità di circolazione della moneta. E’ la miccia che innesca il ciclo crisi-guerra- immigrazione, è la prima causa di destabilizzazione del sistema sociale.
Che fare?
Il problema principale è ripristinare la velocità di circolazione della moneta, aumentando il numero di soggetti che può decidere come e quando spendere, liberandoli dalla schiavitù dei grandi players del sistema, liberandoli dalla schiavitù di un sistema politico solidale con tali players e da un sistema di Stato centralizzato e vincolato agli organismi sovranazionali che limita l’autonomia dei centri di spesa periferici. Perché credete che il sistema sia così terrorizzato dalla dichiarazione di indipendenza della Catalogna? Perché è una falla nel sistema, che toglierà il potere di decidere sulle decisioni di spesa dal centro alla periferia, e soprattutto perché innescherà un effetto domino su tutto il territorio Europeo.
Come farlo?
Ma dobbiamo fare la rivoluzione? Per forza, perché si tratta di cambiare coloro che possono scegliere di utilizzare e come utilizzare il denaro: ma si tratta di una rivoluzione delle coscienze, non di una rivoluzione nel senso classico del termine. La rivoluzione la fa il popolo e questo si muove solo se ha fame, ammoniva Vincenzo Cuoco nel 1799. E non ancora siamo alla fame. Per ora. Si tratta invece di prendere consapevolezza dei problemi e del nostro ruolo, parlarne con le persone più vicine, perché sono concetti che non si trasmettono lontano, confidando nel fatto che il vero potere è l’informazione e che ogni persona, organizzazione, società può diffondere informazioni, la cui entropia non raggiungerà mai il valore zero e sarà sempre in qualche modo apprezzabile: e qualche effetto questa ipotesi potrà anche averlo.
Il problema non è prevedere se ciò accadrà mai: è già successo e continuerà ad accadere, dunque la domanda è quando accadrà?
(to be continued)
Categorie:Crisi bancarie in Italia
Rispondi